Una notte by Giosuè Calaciura

autore:Giosuè Calaciura [Calaciura, Giosuè]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788838944796
Google: aNiVEAAAQBAJ
editore: Sellerio
pubblicato: 2022-10-24T22:00:00+00:00

Il pastore

Si era svegliato avvertendo voci d’alba e animazione negli ovili vicini. Solleciti a fare presto, inviti a radunare il gregge, a sciogliere i cani. E pensando che fosse giunto il momento di mettersi al lavoro, immaginando anzi di essere in ritardo, non riusciva a capire perché si sentisse ancora preda del sonno, come se non avesse consumato il riposo. Si muoveva sbilenco, come in un sogno, con una gamba profetica addormentata e camminava a occhi chiusi per non sciupare gli ultimi attimi di torpore. Quando li aprì si accorse che il buio era ancora profondo e non c’erano annunci di luce. La notte era appena agli esordi.

In quell’ora inopportuna qualcuno gridò: «Sta nascendo!». A quella voce, come un belato di allarme nel brivido del gregge perché sta arrivando il giorno del macello, rispondevano gli altri pastori ormai pronti. I cani abbaiavano di felicità per la libertà dalle corde in quella notte insolita, per l’eccitazione inattesa e così fuori orario. Sentì i suoi cani ancora legati mugolare di invidia e di esclusione. E di rimprovero: sempre era rimasto estraneo nelle occasioni di ristoro alla fine del lavoro, quando i pastori si siedono in cerchio attorno al fuoco per scambiarsi resoconti di giornata, preoccupazioni di siccità e novità dal fondo delle valli mentre col coltello tagliano fette di formaggio duro per offrirsele a vicenda a conferma di amicizia e futura solidarietà. E qualcosa veniva gettata anche ai cani festanti.

Non partecipava ai riti collettivi quando versavano il latte del gregge di ciascuno nel paiolo comune e tutti restavano in silenzio a osservare la magia del caglio. Non era per superbia e nemmeno per cattivo carattere. Era timido. Avrebbe voluto sedersi anche lui vicino al fuoco e sorridere mentre le fiamme gli arrossavano il volto. Anche lui avrebbe voluto assaggiare il formaggio del vicino per commentare la stagionatura e il sapore d’erba. Ma ogni volta che gli sembrava giunto il momento per farsi avanti e vincere la sua timidezza intransigente, un gesto, una risata, un commento si alzava dai pastori e lo costringeva alla rinuncia.

Restava separato da quei cerchi di luce e di calore, lontano dal gruppo, nel silenzio della sua solitudine, aggrappato al ramo che gli faceva da bastone circondato dai cani che lo guardavano con occhi interrogativi. Gli altri, osservandolo, non riuscivano a comprenderlo e passandosi il vino lo prendevano in giro chiamandolo «lupo» per la ferinità della sua solitudine. E non gli concedevano altre confidenze.

Quando aprì la porta per indagare cosa accadesse nel cuore della notte, i vicini presi alla sprovvista, paralizzati nella certezza di averlo contrariato per quella sveglia senza avvisi, gli confermarono la profezia: il Bambino atteso stava per nascere in quel ricovero di bestie nel profondo delle campagne. Più volte quella stalla aveva protetto il gregge dalle piogge alluvionali del marzo indeciso, più volte aveva nascosto gli agnelli al fiuto dei predatori e aveva offerto riposo alla stanchezza del loro viaggio. Ma neanche per sbaglio o per emergenza avevano mai permesso che pecore, capre o giumente sgravassero i cuccioli in quel luogo così inadatto e inappropriato per ogni nascita.

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